di Miriam Iantaffi

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Peter Murphy, the king of dark, si è esibito al Quirinetta di Roma, in un teatro gremito di fans. Rigorosamente in nero, dalla testa ai piedi, come il suo pubblico,  lo storico leader dei Bahuaus ha una luce negli occhi, un’energia e una potenza vocale che fanno di lui, a quasi sessant’anni, un idolo indiscusso di tre generazioni dark. Peter interagisce con i fans, in Inglese e ripetendo, con un Italiano stentato, ma di cuore, la dolce vita. Accarezza le teste dei ragazzi in prima fila, tende la mano e trova un contatto ininterrotto con il pubblico, in un rimescolarsi di energie, che rende unico l’incanto della sua performance romana. La voce non è il suo unico strumento. Il musicista Britannico passa instancabile dalla chitarra, al tamburello, addirittura alla pianola degli anni ottanta e novanta, accompagnato dal chitarrista John Andrews –le cui corde hanno caratterizzato il memorabile album Ninth del 2012- e dal bassista violinista Emilio China –che lo ha accompagnato anche nel Mr Moonlight Tour ed ha registrato con lui Lion, nel 2014, canzone proposta  a Roma in una nuova versione acustica-.

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I musicisti si dispongono, sul palco, a distanza l’uno dall’altro, sulla stessa linea orizzontale. L’organizzazione spaziale sembra rispecchiare perfettamente il rispetto e la sintonia che i tre manifestano l’un l’altro, con sguardi d’intesa, armonie d’insieme ed assoli alternati.  Si torna negli anni ‘80, con i pezzi All night long, Indigo Eyes,  Marlene e i successi dei Bahuaus, King volcano, Kingdoms coming, Silent hedges, Three shadows e la famosissima Bela Lugosi’s dead. Emozionano il pubblico anche le canzoni degli anni ‘90,  A strange kind of Love, Fall with your knifeGlinding like a whale, fino ad arrivare al ventunesimo secolo con All we ever wanted, Never fall out, Gaslit, Your face, The rose. La sperimentazione acustica non delude ma entusiasma i fans, abituati alle atmosfere elettro gotiche. Un’ora e mezza d’idillio dark senza pause, con i pezzi di successo rinnovati in versione acustica e semi acustica. Il sintetizzatore musicale fa la sua comparsa sul palco soltanto a fine concerto. Non manca l’omaggio a David Bowie, con un’emozionante The Belway Brothers. Parlando del musicista scomparso, la malinconia s’impadronisce, all’improvviso, dello sguardo di Murphy, mentre racconta della loro amicizia giovanile: “Non avrei mai immaginato che David sarebbe morto…” ha detto.

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Oltre Roma, altre due le date dello Stripped Tour di Murphy in Italia: Brescia e Bologna, ultima tappa nello stivale, per poi proseguire nel resto del mondo, dalla Danimarca agli Stati Uniti d’America, dove Peter, da anni musulmano e residente in Turchia -Paese natale della moglie- porterà un messaggio di pace, attraverso un linguaggio universale e privo di confini: la sua musica.

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