di Miriam Iantaffi

 

La vignetta che decidiamo di pubblicare, descrive chiaramente cosa siano i “danni collaterali” di cui parla il governo Obama, mentre la fotografia che vediamo in basso, testimonia il dramma vissuto dagli operatori sanitari di Medici Senza Frontiere a Kunduz, in Aghanistan. È lo scatto di un infermiere, che dopo aver fatto di tutto per salvare i pazienti, è stato trascinato via dalle fiamme. Prima di allontanarsi, ha immortalato l’orrore di un ospedale che bruciava sotto fuoco “amico”, per mostrarlo al mondo. Le bombe NATO, sganciate dagli aerei USA, hanno infuocato i letti dei pazienti e le brandine dei medici di turno, cogliendo molti di loro nel sonno, prima dell’alba, alle 2:10 di mattina, sabato 3 ottobre 2015. “Tutte le parti in conflitto, incluse Washington e Kabul, conoscevano le coordinate esatte dell’ospedale” dichiara una nota ufficiale di MSF –Médecins Sans Frontières– e aggiunge che “l’attacco è continuato per oltre trenta minuti”. La struttura ospitava 180 persone, tra medici e pazienti. Al momento il bilancio della strage conta 23 morti accertati -13 appartenenti allo staff di MSF e 10 pazienti-, 37 feriti gravi, tra i quali 19 operatori e decine di dispersi. Tra i morti 3 erano bambini piccoli e la quasi totalità giovani. Medici Senza Frontiere ora preme per un’inchiesta internazionale e comunica: “Non possiamo accettare che questa terribile perdita di vite sia archiviata come semplice danno collaterale. Con il fondato sospetto che si tratti di un crimine di guerra, chiediamo un’investigazione trasparente, condotta da un ente indipendente”. Il ministero della Difesa Usa ha aperto un’indagine. Intanto, l’ospedale di Kunduz è completamente distrutto e molti medici sono stati costretti ad abbandonare la città. 

Non si tratta del primo raid aereo contro un ospedale. Un anno fa, nell’estate del 2014, secondo le denunce di MSF, i missili israeliani colpirono 4 ospedali, nella striscia di Gaza: l-Aqsa a Deir el-Balah, Al Shifa, European General hospital e Beit Hanoun. Sempre nel corso della stessa estate 2014, è stato bombardato in Siria, da fuoco non identificato, l’ospedale di Bab Al Hawa. Andando più indietro nel tempo, nel 1991, un aereo statunitense F 117, colpì un rifugio nella piazza di Al Firdos a Baghdad, provocando 400 morti e oltre 200 feriti. Si scoprì successivamente che quella struttura non era militare, ma era stata adibita a rifugio dalla Protezione Civile, per accogliere civili e malati durante i raid aerei. Tornando all’ Afghanistan, la guerra dura esattamente da 14 anni -è iniziata il 7 ottobre 2001- e ha causato migliaia di vittime. I civili uccisi vengono chiamati, dalle autorità della coalizione NATO, “morti collaterali”, o “collateral demages”, ossia “danni collaterali”. L’esito dell’ investigazione sul raid aereo contro l’ospedale di Kunduz, in ogni caso, scriverà la storia degli attuali conflitti internazionali.

(Articolo di M.I. e Vignetta di Gianni Falcone)

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