Un medico egiziano, Raslan Fadl, è stato condannato per omicidio colposo di una bambina di 13 anni, Suhair al-Bataa, morta durante un intervento chirurgico di infibulazione. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è diffusa in tutti i paesi dell’Africa. In Egitto è vietata da sei anni, ma per tradizione le famiglie continuano a sottoporre le bambine a quest’ operazione assurda, pericolosa e dolorosa. Nel novembre del 2014 il medico egiziano in questione era stato assolto, ma gli attivisti hanno presentato un ricorso e il Tribunale di Mansoura, sul delta del Nilo, lo ha condannato a due anni di carcere. Per gli attivisti di Equality Now la sentenza rappresenta “una vittoria epocale”. La tredicenne, che viveva in una piccola comunità contadina alla periferia di Mansoura, è deceduta nel 2013 sul lettino del chirurgo. Il medico ha dichiarato che la sua morte è stata causata da una reazione allergica alla penicillina, dopo che aveva trattato la paziente per le verruche. L’autopsia avrebbe invece rivelato che la bambina era perfettamente sana, prima di subire le mutilazioni genitali che l’hanno portata alla morte.

RedazioneDirettoInchiesteinfibulazioneUn medico egiziano, Raslan Fadl, è stato condannato per omicidio colposo di una bambina di 13 anni, Suhair al-Bataa, morta durante un intervento chirurgico di infibulazione. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è diffusa in tutti i paesi dell'Africa. In Egitto è vietata da sei anni, ma per tradizione...