FALCONEeBORSELLINO

Maggio è il mese delle rose e anche quest’anno vogliamo ricordare le rose che in Italia non sfioriranno mai.

Il 23 Maggio 1992 persero la vita in un attentato mafioso il magistrato Giovanni Falcone, la giudice Francesca Morvillo –sua moglie- e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Le loro macchine esplosero sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, a pochi km da Palermo. I resti dell’automobile su cui viaggiavano il magistrato e sua moglie sono esposti a Roma, presso la scuola di formazione degli agenti di polizia penitenziaria. Per la strage di Capaci la giustizia italiana ha condannato vari esponenti di Cosa Nostra, tra i quali Totò Riina, Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo D’Amato e il collaboratore di giustizia Giuseppe Spatuzza -quest’ultimo alla pena più breve: 12 anni di carcere-. I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino stavano conducendo varie indagini, alcune delle quali incentrate su “mafia e appalti pubblici.” Il 19 Luglio del ‘92, neanche due mesi dopo la morte di Falcone, la mafia fece saltare in aria una macchina, in via D’Amelio, a Palermo, uccidendo anche il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Le inchieste relative alle stragi di Capaci e di Palermo, si sono concentrate  sull’individuazione di “mandanti occulti”, presumibilmente appartenenti all’apparato statale e alle grandi aziende che operavano sul territorio Italiano. Tuttavia, le indagini sono state archiviate nel 2013, per assenza di riscontri investigativi. Resta ciò che i magistrati e la loro scorta –i ragazzi che Borsellino definiva Angeli Custodi- hanno lasciato nella coscienza collettiva del nostro popolo ed è importante ricordarli ogni giorno, con la parola in grado di tramandare la memoria ma  anche e soprattutto attraverso le azioni, senza le quali le parole perdono ogni ragion d’essere.

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