Raqqa

Siamo in guerra, ormai è evidente, anche se i nostri smartphones ce ne danno notizia soltanto quando ad essere colpiti siamo noi Occidentali. La deprecabile tragedia avvenuta a Bruxelles, con il suo carico d’orrore, è cronaca di ogni giorno in Afghanistan e Iraq, dove le bombe degli Usa o degli alleati Nato colpiscono covi dei fondamentalisti, ma causano anche danni collaterali. Per fermare l’Isis e le organizzazioni terroristiche, distruggono vie di comunicazione, mezzi di trasporto e -sovente- ospedali, con i civili. L’orrore è cronaca quotidiana anche in Siria, dove la guerra civile, gli attacchi terroristici e le bombe dei Russi, hanno già causato oltre centomila morti. La guerra della Nato non è, finora, riuscita ad indebolire il fanatismo dei terroristi islamici, né l’offensiva della Russia è bastata a distruggerli.

Chi ha armato i gruppi terroristici? Dopo aver combattuto i Talebani e Al Qaida, ecco che spunta fuori  l’Isis, il Califfato, a dimostrazione che le cellule terroristiche dei fondamentalisti islamici rinascono di continuo, seppur con diversi nomi. Hillary Clinton ha ammesso che gli Stati Uniti hanno finanziato i gruppi terroristici in Pakistan, per invadere l’Afghanistan, ai tempi in cui il Paese era sotto il controllo dell’Unione Sovietica. Allora, gli Americani hanno allenato e armato -anche con i missili stinger– i Mujaheddin –combattenti islamici- al fine di cacciare l’Unione Sovietica dall’Afghanistan, per affermare il controllo sul territorio. In seguito alla dipartita dei Sovietici, secondo quanto dichiarato dalla stessa Clinton, gli Americani se ne sono però lavati le mani, lasciando sostanzialmente questi gruppi di fanatici religiosi bene addestrati, pieni di armi e munizioni, in Afghanistan e in Pakistan. “Le persone che combattiamo oggi sono le stesse che abbiamo finanziato per combattere contro i Sovietici”, ha ribadito la ex first lady, che è stata anche Segretario di Stato. È chiaro che, al termine della guerra fredda, con il crollo e la frammentazione dell’Unione Sovietica in diversi stati, l’egemonia mondiale, incentrata sul dualismo Russia-Usa, è stata sostituita da nuovi equilibri -e squilibri- internazionali. Gli stati islamici hanno tentato di instaurare un’egemonia politica e culturale in Medio Oriente, per sostituirsi -nell’assetto geopolitico globale- all’ex Unione Sovietica, quali antagonisti degli Stati Uniti d’America. La dicotomia Oriente-Occidente, rappresentata dalla contrapposizione Integralisti Islamici-America liberale, rientra nella divisione del mondo in due blocchi contrapposti, che contraddistingue la storia contemporanea. In tale contesto, l’Unione Europea si inserisce come nuova forza, in grado di cambiare la politica atlantica e di competere con gli storici alleati Usa, nell’egemonia del mondo Occidentale. Certamente, ora, è bene potenziare i collegamenti tra le intelligence dei diversi Paesi, è il momento di rafforzare l’unione tra gli Stati del vecchio continente, contro ogni tentativo di destabilizzazione, ricercando, ove possibile, risoluzioni diplomatiche ai conflitti. Non dobbiamo rinunciare a un rafforzamento della sicurezza nazionale, ma la libera circolazione dei cittadini Europei tra gli Stati membri dell’UE non va messa in discussione. Qualsiasi limitazione del trattato di Schengen avrebbe, come effetto primario, quello d’indebolirci.

(Miriam Iantaffi)

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